Allattamento prolungato: psicologia, problemi e benefici

Fino a quando si deve allattare? L’Organizzazione Mondiale della Sanità, Unicef e App raccomandano di allattare il proprio figlio esclusivamente al seno per i primi sei mesi e, di integrarlo con cibi solidi (il periodo dello svezzamento) fino ai due anni, finché mamma e figlio lo desiderano.

Allattamento prolungato: psicologia, problemi e beneficiQuesto per il semplice fatto che non c’è nulla di più nutriente e più sano del latte materno. Alcuni studi antropologici hanno rilevato che, se un bambino ha a disposizione il latte materno senza esserne privato meccanicamente dalla mamma abbandona il seno verso i tre anni.

Ovviamente ogni caso è diverso: ci sono casi di bambini che non ne sentono più la necessità dal primo anno di vita, o più tardi rispetto alla media, verso i quattro anni, casi più rari a 5. Ma il dato medio fa coincidere l’abbandono del seno con la completa maturazione del sistema nervoso centrale, quindi i tre anni.

Con il progresso della società e della possibilità di un sostituto dalle proprietà simili e che, sicuramente, riduce le difficoltà tipiche dell’allattamento ci si è lasciate convincere ad un’alternativa possibile, come quella del latte artificiale.

Qualche consiglio pratico

Allattare a lungo: facile a dirsi, meno all’atto pratico. Ogni donna spera di adempiere al meglio il proprio ruolo di madre riuscendo ad allattare il più possibile ma poi ci si scontra con i classici problemi che ci ricordano che siamo comunque esseri umani: il seno diventa pesante e comincia a fare male, oltre alla comparsa delle fastidiose ragadi (le ferite che possono comparire sul capezzolo in seguito alla suzione), la possibilità di ingorghi o mastiti che rendono l’allattamento quasi un’impresa impossibile. Senza dimenticare il terrore continuo che il latte cominci a diminuire.

Come fare? Offri il latte al tuo bimbo ogni volta che te lo chiede e osservalo attentamente in modo da carpire i suoi primi segnali di fame, senza farlo arrivare al pianto. E soprattutto, per i limiti del possibile, dimentica l’orologio!

Per combattere le ragadi cerca di far succhiare tuo figlio nella posizione più corretta: il capezzolo deve essere ben centrato nella bocca, in modo che riesca ad afferrare capezzolo e areola. Se infatti succhia dalla punta del seno può provocarti indolenzimento, screpolature e sanguinamento.

Puoi munirti di copricapezzoli d’argento per permettere la cura delle ragadi. Per evitare ingorghi cerca di ammorbidire l’areola con impacchi caldi o spremendo un po’ di latte prima di darlo a tuo figlio.

Utilizza un cuscino per l’allattamento per favorire la posizione corretta in modo da fargli evitare strattonamenti del capezzolo e eventuali irritazioni.

Quanti ostacoli: posso allattare oppure no?

Non è sempre facile. Una neomamma, specie al primo figlio necessita di consigli utili e chiari. Viene invece inondata di pareri diversi a seconda delle esperienze, delle opinioni, che la portano a confondersi maggiormente le idee piuttosto che a chiarirle.

Vediamole al dettaglio:

  • una mamma che assume farmaci non può allattare? Dipende dai casi. Ci sono pochissimi farmaci non compatibili all’allattamento. Se un farmaco è stato utilizzato durante la gravidanza può essere utilizzato anche durante l’allattamento al seno perché la quantità presente nel latte sarà sicuramente inferiore di quella che è stata assorbita dall’utero. Per capire se un farmaco è controindicato occorre tenere conto anche di alcuni fattori: ad esempio l’uso saltuario o continuo, età e peso del bambino, dosaggio e modo di somministrazione del farmaco.
  • e se la mamma ha una malattia infettiva? Come per la precedente questione dipende da molti fattori: la gravità della malattia, se è nella fase acuta o portatrice sana, se c’è la possibilità che sia trasmessa attraverso il latte materno, l’età e lo stato di salute del bambino. Bisogna ricordare che se, da una parte, può essere un modesto veicolo di infezioni, dall’altra il latte materno è la fonte primaria di anticorpi per tuo figlio in particolare dalle malattie alle quali sei stata esposta. Senza dimenticare che, comunque sei sempre a contatto con lui e potresti infettarlo per altre vie ma con il latte artificiale non dispone delle difese immunitarie utili per combattere i batteri.
  • problemi di tipo anatomico: ad esempio se il capezzolo della mamma è introflesso (si ritrae o appare concavo). Anche in questo caso c’è una soluzione: puoi effettuare delle manipolazioni o usare il tiralatte prima della poppata per far uscire il capezzolo. Anche il seno piccolo o quello rifatto non sono un problema per l’allattamento.
  • stress dovuto alla vita sociale: non viviamo in quello che si può definire un mondo a misura di bambino. E tantomeno a misura di mamma. Specie se si tratta di una donna che lavora deve riuscire a non trascurare nessuna delle due cose senza vivere il senso di colpa di non vivere appieno il ruolo di madre ma neanche rischiare il proprio posto di lavoro in un mondo che vede la figura della madre che lavora come un problema. Senza dimenticare l’imbarazzo del dover allattare in pubblico in una società che considera un gesto così naturale come qualcosa di inopportuno e quasi offensivo, specie andando avanti con l’età del bambino, con il rischio di sentirsi addosso occhi indiscreti e pareri non richiesti.

Pro e contro: tutti i potenziali problemi e benefici

Allattare fa bene al bambino: oltre il primo anno di vita il tuo latte ha ancora un ottimo apporto nutritivo. La sua composizione varia a seconda delle sue necessità di crescita: si ha un aumento di grassi e un apporto di calorie del 30%. Può portare a una riduzione di episodi diarroici, allontana il pericolo di infezioni respiratorie acute e di otite.

Assicura protezione contro sepsi, meningite e infezioni gravi del periodo neonatale, oltre alle infezioni delle vie urinarie. Riduce il rischio di diabete tipo I, di alcune malattie intestinali come l’appendicite e malattia di Crohn, allontana la possibilità di allergia al latte vaccino nei primi due anni di vita e obesità. Migliora la vista, e diminuisce l’incidenza di anomalie dentarie.

Fa bene alla mamma: allontana il rischio di osteoporosi perché migliora la calcificazione ossea, favorisce un ritorno più veloce al peso-forma, riduce il rischio di carcinoma al seno prima della menopausa e all’ovaio (la produzione di latte rallenta il ritorno del ciclo e quindi minore esposizione a fluttuazioni degli ormoni, mentre per le cellule del seno non si comportano in maniera anomala durante questo processo di produzione lattea).

Non farti spaventare da chi ti dice che puoi cominciare a perdere i capelli, la realtà è un’altra: durante la gravidanza la crescita è più lunga e perderai meno capelli. Quando tuo figlio nasce l’effetto degli estrogeni avuto in gravidanza sparisce e la naturale caduta e rigenerazione dei capelli sarà più veloce perché si è bloccata durante la gestazione.

Gli svantaggi sono per lo più psicologici o per meglio dire sociali: quando si allatta spesso lo si fa in compagnia di altre persone e questo potrebbe portare a occhiatacce se il bambino non è più un neonato. Bisogna tenere conto che deve essere un momento di condivisione della mamma con il suo bambino, ma questo deve avvenire nella assoluta serenità: un bambino preso in giro non può crescere sereno.

Studi recenti hanno però anche evidenziato il rischio di carie per i bambini: questo pericolo non è dovuto al latte materno in sé ma alla suzione. Infatti questo gesto riduce la quantità di saliva presente in bocca, ideale per combattere i batteri.

L’allattamento prolungato può influire sulla fertilità?

Quando allatti vivi un prolungato periodo di amenorrea detta da allattamento. Questo avviene grazie all’azione della prolattina, l’ormone che produce il latte materno che inibisce il ritorno delle mestruazioni ma non sempre coincide con l’assenza di ovulazione. Per cui è sconsigliato utilizzare l’allattamento come unico metodo contraccettivo se non desideri una nuova gravidanza.

I risvegli notturni

Può capitare che tuo figlio richieda il latte materno anche di notte. Per evitare inutile stress e stanchezza fallo dormire con te in modo da facilitarti l’attaccamento al seno, specie in caso di risvegli frequenti, e ti permetterà di riposare di più.

Ma quando diventa più una richiesta di affetto che di nutrimento vero e proprio occorre effettuare un distacco graduale: consolalo in un altro modo e riduci le poppate notturne ad una sola per poi eliminarla del tutto. Tuo figlio imparerà a farsi bastare anche il solo essere cullato e tu potrai riposare quanto meriti.

Ora è grande, voglio smettere!

Cerca di ridurre le poppate eliminandone una ogni due, tre giorni. Elimina la poppata del mattino per ultima.

Cambia le abitudini: distrai tuo figlio con giochi e libri, dagli qualcosa da mangiare o da bere, esci più spesso per quanto possibile, indossa maglie più accollate per rendere più difficile l’attacco al seno. Cerca di spiegare a tuo figlio che non puoi più dargli il seno ogni volta che vuole.

Ogni coppia mamma-bambino è diversa perciò trova il tuo modo di fare le cose senza obbligatoriamente seguire il consiglio di qualche amica o parente solo perché “lei ci è riuscita così”.

Ascolta prima te stessa e il tuo bambino: sei la persona più accreditata a capire cosa è meglio per lui.